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Una esperienza diretta di pessima usabilità – I

In questo articolo, diviso in due puntate, la nostra amica e collaboratrice Romy Carminati ci racconta una sua spiacevole ma educativa (per tutti i webdesigner) esperienza su un sito di recruiting online.

Un po’ per motivi personali e un po’ per curiosità, di recente mi sono trovata a navigare tra molteplici siti di recruiting online. Per intenderci, si tratta di tutti quei siti che permettono di spulciare tra le offerte di lavoro presenti sul mercato ed eventualmente di pubblicare degli annunci per cercare un’occupazione.

Tra i tanti, più o meno semplici da usare, ne ho trovato uno davvero interessante.

Vi racconto la mia esperienza.

Approdo su questo sito dopo attente ricerche di mercato, in quanto si tratta del sito di un’importante agenzia per il lavoro presente sul territorio. Mi accoglie subito una home page piuttosto chiara e ben organizzata, in cui riesco subito a distinguere le tre aree principali: area candidati, area gruppo, area aziende.

Fantastico!” – penso, e mi precipito sull’area candidati.

Dopo aver frequentato diversi di questi siti, sono consapevole che per inserire il mio curriculum in un database devo registrarmi. Resto piacevolmente impressionata, perché invece del classico bottoncino “Registrati” capito immediatamente su un diretto “Inserisci il tuo curriculum”.

Tra me e me penso: questi sì che sanno il fatto loro! Sanno benissimo che chi giunge su un sito di recruiting lo fa per cercare lavoro e sanno che la cosa importante è proprio il curriculum. Accompagnano l’utente esattamente dove vuole e deve andare. Un perfetto esempio di approccio orientato all’utente.

Ci clicco sopra e mi ritrovo in una specie di anticamera, in cui compare per la prima volta una form per il login e un grosso pulsante interattivo con la scritta “Inserisci il tuo curriculum”. Di nuovo? Non ci ho appena cliccato sopra?

Sono perplessa e indecisa se procedere con il login o cliccare di nuovo sul pulsante, che è davvero attraente.
Ci rifletto un attimo e mi viene in mente che è inutile che proceda con il login, dato che non sono nemmeno registrata.

Allora mi butto sul pulsante.

Eccomi approdare su un’altra pagina che mi spiega tutta l’informativa per la privacy e mi fa acconsentire quattro volte a quattro cose diverse, che ovviamente non leggo, perché ormai sono sempre le stesse e perché non ho tempo da perdere: VOGLIO INSERIRE IL MIO CURRICULUM!

Invio i miei consensi e finalmente compare il modulo da compilare con i miei dati. Mi affretto, perchè ho già perso un sacco di tempo per arrivare fino a qui.

Nome, cognome, data di nascita, comune di nascita…

Comune di nascita: primo tasto dolente.

Non lo posso inserire manualmente. Devo cliccare su un’icona che raffigura una lente di ingrandimento e mi aspetto che compaia un elenco di comuni dal quale scegliere il mio. Ingenua! Si oscura tutto il sito, resta illuminata solo una finestrella in cui devo scrivere il nome del mio comune di nascita e cliccare sulla voce “Esegui” per avviare una ricerca.

Comincio ad irritarmi e penso: perché una seconda finestra?

Dopo circa mezzo minuto di attesa, durante il quale comunque il sistema mi mostra che sta lavorando, appare il risultato della ricerca: il nome del mio comune di nascita. No, dico: non credevano all’esistenza del comune di Brescia? Proseguo senza farmi ulteriori domande. Clicco sul nome del comune da loro suggerito e attendo per un altro mezzo minuto. Finalmente nel campo del modulo compare “Brescia”. Un successo!

La stessa cosa avviene per il comune di residenza, ovviamente. E per completare il primo di tre passi ho già impiegato quasi dieci minuti. Un rapido calcolo mi fa temere di aver bisogno di mezz’ora solo per inserire un curriculum. Ma la tecnologia non doveva velocizzare le più semplici operazioni?

(continua)

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